Tessere Reti

Troviamoci per degli ABITI PULITI

Posted in Campagne ..., Iniziative by ilariamorelli on marzo 22, 2015

Un invito dagli organizzatori dell’Assemblea Nazionale Abiti Puliti che si terrà a Firenze sabato prossimo 28 marzo 2015.

Tanti consumatori ci stanno chiedendo di rafforzare la rete di attivisti.

Tanti lavoratori (anche italiani) stanno soffrendo situazioni d’ingiustizia.

Tante imprese cominciano a capire che bisogna cambiare strategia.

Siamo pronti per creare una struttura  ancora più forte di sostegno alla “Clean Clothes Campaign” in Italia.

Dateci una mano.

Se pensate di venire, per consentirci di gestire bene gli spazi e i tempi, iscrivetevi!
28 marzo 2015
DIRITTI IN MOVIMENTO
Salario vivibile, sicurezza e libertà di associazione
sindacale per i lavoratori del tessile
FIRENZE – Via dell’Agnolo, 5
Giardino dei Ciliegi
Ore 14.30 – 17.30
Dopo la partecipatissima consultazione online che ci ha visto tutti protagonisti lanciamo ufficialmente l’appuntamento per l’Assemblea Nazionale degli attivisti della Campagna Abiti Puliti.
Grazie ai vostri numerosi commenti e suggerimenti, abbiamo organizzato questo primo appuntamento come occasione per presentare la Campagna e iniziare ad organizzarci per il futuro.
Intervengono:
Francuccio Gesualdi – CNMS / Abiti Puliti
Deborah Lucchetti – Fair / Abiti Puliti
Ersilia Monti – CNSM/ Abiti Puliti
Montse Framis – Mani Tese / Abiti Puliti
Monica Tiengo – Ya Basta
Sara Conforti – Ass. Cult. hòferlab
TAVOLA ROTONDA
Dal Rana Plaza al “Made in Italy”: le campagne di Abiti Puliti per i diritti dei lavoratori
Intervengono:
Ersilia Monti – CNSM / Abiti Puliti
Deborah Lucchetti – FAIR / Abiti Puliti
Bernardo Marasco – Filctem CGIL
Modera: Lorenzo Guadagnucci – giornalista

Diritti in movimento – Assemblea Nazionale Abiti Puliti

Posted in Campagne ..., Iniziative by ilariamorelli on marzo 22, 2015

fonte: http://www.abitipuliti.org/blog/2015/03/03/diritti-in-movimento-assemblea-nazionale-abiti-puliti/

AbitiPuliti_header

SAVE THE DATE – 28 marzo 2015

Per partecipare è richiesta l’iscrizione a questo link

DIRITTI IN MOVIMENTO
Salario vivibile, sicurezza e libertà di associazione sindacale
per i lavoratori del tessile

FIRENZE – Via dell’Agnolo, 5
Giardino dei Ciliegi

Il programma

ORE 14.30 – 17.30

INSIEME POSSIAMO
nuovi legami per una campagna più forte
Assemblea nazionale Campagna Abiti Puliti

Dopo la partecipatissima consultazione online che ci ha visto tutti protagonisti lanciamo ufficialmente l’appuntamento per l’Assemblea Nazionale degli attivisti della Campagna Abiti Puliti. Grazie ai vostri numerosi commenti e suggerimenti, abbiamo organizzato questo primo appuntamento come occasione per presentare la Campagna e iniziare ad organizzarci per il futuro.

Intervengono:
Francuccio Gesualdi – Centro Nuovo Modello di Sviluppo / Abiti Puliti
Deborah Lucchetti – Fair / Abiti Puliti
Ersilia Monti – Coordinamento Nord/Sud del Mondo / Abiti Puliti
Montse Framis – Mani Tese / Abiti Puliti
Monica Tiengo – Ya Basta
Sara Conforti – Ass Culturale hòferlab

ORE 17.30 – 19

TAVOLA ROTONDA
Dal Rana Plaza al “Made in Italy”:
le campagne di Abiti Puliti per i diritti dei lavoratori

Intervengono:
Ersilia Monti – CNSM / Abiti Puliti
Deborah Lucchetti – FAIR / Abiti Puliti
Bernardo Marasco – Filctem CGIL

Modera Lorenzo Guadagnucci – giornalista

ORE 19 – Aperitivo equo solidale

Benetton ha cambiato idea e ha deciso di risarcire le vittime del crollo della fabbrica del Rana Plaza in Bangladesh!

Posted in Campagne ..., Iniziative by ilariamorelli on marzo 8, 2015

cccLa petizione in cui si chiedeva a Benetton di pagare il risarcimento per le vittime del crollo della fabbrica del Rana Plaza in Bangladesh ha avuto successo.

Benetton ha accettato di partecipare al risarcimento dopo essersi rifiutata per oltre un anno.

Ecco l’articolo di FRANCUCCIO GESUALDI in cui racconta i passi seguiti dalla campagna  ABITI PULITI per ottenere l’impegno di responsabilità delle grandi imprese internazionali davanti alle ingiustizie da loro stessi commesse.

http://www.pressenza.com/it/2015/02/benetton-cede-una-grande-vittoria-della-societa-civile/

Benetton cede: una grande vittoria della società civile

La notizia l’ha data lei stessa in un comunicato del 21 febbraio 2015 e si riferisce alla disponibilità di partecipare al fondo istituito presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro per il risarcimento delle vittime del Rana Plaza.

Il Rana Plaza, molti lo ricorderanno, è il palazzo che crollò nell’aprile 2013 a Dacca provocando la morte di 1138 persone e il ferimento di altre 2500. Benetton c’entra perché le vittime erano donne e uomini alle dipendenze delle cinque fabbriche che in quel dannato palazzo cucivano pantaloni, camicette, giacchetti, per famosi marchi mondiali, fra cui Benetton. Lo dimostravano i vestiari con le sue etichette e gli ordini di produzione che affioravano dalle macerie. Per molto tempo, però, Benetton negò il suo coinvolgimento con le fabbriche presenti nel palazzo, finché, inchiodata da prove inconfutabili, fu costretta ad ammettere.

In Bangladesh, come in molti altri paesi del Sud del mondo, non esistono forme di assicurazione contro gli infortuni e in caso di invalidità o addirittura di morte, la sola prospettiva che si apre per le famiglie delle vittime è la miseria. Già in passato si è visto come va a finire. Non paga lo stato perché non è organizzato, non paga l’impresa produttrice perché si dichiara fallita, non paga l’impresa committente perché non accetta di rispondere per un rapporto di lavoro stipulato da altri. Modo facile per incassare i benefici dello sfruttamento senza addossarsi neanche una responsabilità.

Ma ora anche le Nazioni Unite hanno decretato che le imprese committenti debbono fare la loro parte affinché i diritti umani siano rispettati lungo tutta la filiera produttiva. Per questo dopo il crollo del Rana Plaza, la Clean Clothes Campaign e il sindacato internazionale hanno esercitato tutta la pressione possibile per costringere le imprese committenti a istituire un fondo comune destinato a garantire un indennizzo alle vittime e alle loro famiglie.

Le trattative si sono svolte con l’assistenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e mentre marchi come Primark, Bonmarché, El Corte Ingles, hanno partecipato in maniera continuativa, Benetton ora c’era, ora non c’era. In ogni caso, quando si è trattato di mettere mano al portafoglio, Benetton si è volatilizzata. La posizione ufficiale era che preferiva agire da sola tramite un’organizzazione bengalese capace di rapidità. Impossibile non notare, però, che il rapporto con un’organizzazione privata, permette a Benetton di fare come vuole perché la mette al riparo da ogni forma di controllo. In altre parole il tutto scivola verso la carità, mentre un fondo gestito in forma democratica e compartecipata trasforma il risarcimento da benevolenza in diritto contrattato.

Convinti che il fondo deve rappresentare anche un’occasione per nuove relazioni industriali a livello globale, la Clean Clothes Campaign, in alleanza con altre realtà della società civile, ha promosso varie iniziative di pressione per spingere Benetton ad aderire al fondo. Non solo proteste davanti ai suoi negozi, ma anche azioni di denuncia tramite i social net e l’ospitalità di alcune vittime che hanno partecipato a manifestazioni pubbliche e incontri con esponenti del parlamento e del governo italiano. E per finire la collaborazione con Avaaz per il lancio di una petizione che ha raccolto oltre un milione di firme. Quanto basta per aver fatto capire a Benetton che è meglio desistere di fronte a consumatori che fanno sul serio. Ma ancora la partita non è chiusa: Benetton ha dichiarato di voler aderire, ma non ha ancora specificato quanto è disposta a metterci. Un buon motivo per non abbassare la guardia e spingerla a versare i cinque milioni di dollari che la Clean Clothes Campaign considera congrui.

Campagna PAY UP! Rana Plaza un anno dopo: le vittime attendono giustizia

Posted in Iniziative, Campagne ..., Notizie by ilariamorelli on aprile 29, 2014

fonte: http://www.abitipuliti.org/

Rana Plaza, un anno dopo. Azioni in Italia e nel mondo per chiedere i risarcimenti delle vittime

Immagini del Flash mob in Piazza Santa Trinità a Firenze a cura di EU-ROPA progetto artistico della Compagnia Insomnia dedicato al tema dei diritti umani nell’industria dell’abbigliamento in collaborazione con Filtcem-CGIL, Mani Tese Firenze, ACU Toscana e Villaggio dei Popoli – See more at: http://www.abitipuliti.org/blog/2014/04/25/rana-plaza-le-foto-dei-flash-mob-di-firenze-e-di-milano/#sthash.a7E0oCPe.dpuf

 

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Immagini del Flash mob in Piazza Santa Trinità a Firenze a cura di EU-ROPA progetto artistico della Compagnia Insomnia dedicato al tema dei diritti umani nell’industria dell’abbigliamento in collaborazione con Filtcem-CGIL, Mani Tese Firenze, ACU Toscana e Villaggio dei Popoli
 
 
 
 
 
 
 
Immagini del Flash mob in Piazza Santa Trinità a Firenze a cura di EU-ROPA progetto artistico della Compagnia Insomnia dedicato al tema dei diritti umani nell’industria dell’abbigliamento in collaborazione con Filtcem-CGIL, Mani Tese Firenze, ACU Toscana e Villaggio dei Popoli – See more at: http://www.abitipuliti.org/blog/2014/04/25/rana-plaza-le-foto-dei-flash-mob-di-firenze-e-di-milano/#sthash.a7E0oCPe.dpuf
Immagini del Flash mob in Piazza Santa Trinità a Firenze a cura di EU-ROPA progetto artistico della Compagnia Insomnia dedicato al tema dei diritti umani nell’industria dell’abbigliamento in collaborazione con Filtcem-CGIL, Mani Tese Firenze, ACU Toscana e Villaggio dei Popoli – See more at: http://www.abitipuliti.org/blog/2014/04/25/rana-plaza-le-foto-dei-flash-mob-di-firenze-e-di-milano/#sthash.a7E0oCPe.dpuf

Un anno dopo il crollo del Rana Plaza i marchi che si rifornivano presso le aziende ospitate da quel palazzo non sono ancora riuscite a predisporre adeguati finanziamenti per risarcire le vittime e i familiari dei 1.138 morti.

Nonostante sia stato siglato un accordo innovativo tra marchi, governo del Bangladesh, lavoratori, sindacati nazionali e internazionali e ONG, supervisionato dall’ILO, per predisporre un programma di risarcimento delle vittime del Rana Plaza inclusivo e trasparente, conosciuto come l’Arrangement, il Donor Trust Fund volontario istituito per raccogliere le donazioni è ad oggi tristemente sotto finanziato. Un anno dopo il crollo i marchi e i distributori hanno contribuito con soli 15 milioni di dollari, appena un terzo dei 40 milioni necessari.

“I grandi marchi internazionali della moda hanno nuovamente fallito nel garantire il rispetto firenze_2dei lavoratori che producevano per loro.” dichiara Deborah Lucchetti della Campagna Abiti Puliti, “Oggi, violando il diritto dei sopravvissuti e delle famiglie delle vittime del Rana Plaza a ricevere il giusto risarcimento per un disastro che poteva e doveva essere evitato, i marchi europei e nord americani infliggono a migliaia di persone una sofferenza continua, ingiusta e intollerabile. Se poi guardiamo ai profitti realizzati dalla Famiglia Benetton nel 2012” continua Lucchetti “constatiamo che la richiesta di 5 milioni di dollari per il Fondo di risarcimento equivale appena all’1,4% degli utili realizzati da gruppo, una percentuale davvero marginale per un’azienda che deve il suo successo economico anche al lavoro sottopagato e rischioso dei lavoratori bangladesi. Non ci sono scuse per non pagare, le imprese coinvolte devono assumersi le proprie responsabilità, è una questione di diritti e di civiltà.”

Per celebrare il primo anniversario dal crollo, attivisti, cittadini e cittadine in tutto il mondo entreranno in azione al fianco dei familiari delle vittime. In Italia, fra le iniziative di pressione verso le imprese italiane Benetton, Manifattura Corona e Yes Zee in favore della costituzione del Fondo di risarcimento, il 24 aprile saranno organizzati:
–      Firenze | ore 12: Flash mob in Piazza Santa Trinità a cura di EU-ROPA progetto artistico della Compagnia Insomnia dedicato al tema dei diritti umani nell’industria dell’abbigliamento in collaborazione con Filtcem-CGIL, Mani Tese Firenze, ACU Toscana e Villaggio dei Popoli
–      Milano | ore 15: Flash mob in Piazza Duomo a cura di Price is Rice in occasione del Fashion Revolution Day e in collaborazione con Abiti Puliti
–      Treviso | h.10-19: Palazzo dei 300, mostra L’arte del lavoro a cura Ass. culturale Pulperia in cui saranno ospitati immagini e materiali sul Rana Plaza.

Saranno inoltre organizzate iniziative di sensibilizzazione e raccolta firme a sostegno della petizione internazionale verso Benetton in diverse Botteghe del Commercio Equo e solidale.

A Dhaka, lavoratori e sindacalisti ricorderanno con una serie di eventi tutti coloro che hanno perso la vita quel giorno: tra i vari eventi si potrà assistere al racconto delle vittime presso il Worker Solidarity Center a Dhaka e ad una catena umana sul luogo del crollo.

A livello internazionale, l’Asia Floor Wage Alliance, la Clean Clothes Campaign, l’International Labor Rights Forum (ILRF), il Maquila Solidarity Network e il Worker Rights Consortium organizzeranno eventi commemorativi nelle strade dello shopping e in spazi pubblici.

La richiesta di tutti sarà che i marchi che continuano a rifiutarsi di contribuire al Donor Trust Fund facciano dei versamenti significativi e in tempi rapidi. Tra questi le aziende italiane Benetton, Manifattura Corona e Yes Zee. E poi Adler Modermarkte, Ascena Retail, Auchan, Carrefour, Cato Fashions, Grabalok, Gueldenpfennig, Iconix (Lee Cooper), J C Penney, Kids for Fashion, Matalan, NKD e PWT (Texman), tutte aziende che avevano produzioni al Rana Plaza durante il crollo e poco prima.
Liana Foxvog dell’ILRF aggiunge: “Children’s Place, il cui CEO ha guadagnato 17 milioni di dollari lo scorso anno, ha pagato una cifra pari a soli 200 dollari per famiglia. L’azienda considera davvero la vita delle persone così a buon mercato? Devono pagare di più. I bambini rimasti orfani, i lavoratori rimasti senza arti, le famiglie che hanno perso chi portava l’unico reddito, contano su un risarcimento adeguato ai loro bisogni fondamentali”

Il Donor Trust Fund è aperto a donazioni volontarie ed è supervisionato dall’ILO come attore neutrale. “Per raggiungere l’obiettivo dei 40 milioni di dollari è anche necessario che il Governo e gli industriali del Bangladesh aumentino i loro contributi. Parallelamente anche i governi Usa e Ue devono fare passi immediati e concreti per assicurarsi che le aziende dei loro paesi paghino quanto è necessario: esattamente quanto abbiamo chiesto al Governo e alle istituzioni italiane durante il tour con Shila Begum, sopravvissuta del Rana Plaza, lo scorso 1 di aprile durante le audizioni con il sottosegretario al lavoro Teresa Bellanova, la Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli, la Presidente della Camera Laura Boldrini e il Presidente della Commissione Diritti Umani Luigi Manconi” ha dichiarato ancora Deborah Lucchetti.

Dal 24 marzo scorso il processo di risarcimento è iniziato e si sta lavorando perché tutti coloro che hanno perso un famigliare o sono rimasti intrappolati nella fabbrica ricevano adeguato risarcimento. “Se mancano i fondi, allora non saremo in grado di fare un buon servizio a queste persone e la situazione si farà molto difficile” ha concluso il Dott. Mojtaba Kazaki, il Commissario Esecutivo dell’Arrangement.

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Per maggiori informazioni e interviste è possibile contattare
la Dott.ssa Deborah Lucchetti, Presidente di Fair e portavoce della Campagna Abiti Puliti, al numero +393381498490 o via email all’indirizzo deborah.lucchetti@faircoop.it

Link utili
·     Visita il sito del Rana Plaza Arrangement <http://www.ranaplaza-arrangement.org>
·      Visita il sito del Accord on Fire and Building Safety in Bangladesh <http://www.bangladeshaccord.org>
·     Sito della Campagna Abiti Puliti <http://www.abitipuliti.org>
·     Pagina Facebook <https://www.facebook.com/pages/Campagna-Abiti-Puliti/201303306547982>

Partner eventi sul territorio
·     Compagnia Insomnia
·     Price is Rice
·     Associazione Culturale Pulperia

Riferimenti per eventi sul territorio
·     Firenze – Franco Sacchetti (Compagnia Insomnia) 339 6853464 e Filippo Mannucci (Mani Tese/Abiti Puliti) 3483595448
·     Milano – Rossana Vittani (Price is Rice) 3292297493  e Ersilia Monti (CNSM/Abiti Puliti)

I lavoratori dei jeans pagano un prezzo letale all’alta moda. Scoperto l’uso della tecnica del sandblasting nelle fabbriche cinesi

Posted in Iniziative, Campagne ..., Notizie by ilariamorelli on luglio 11, 2013

fonte: http://www.abitipuliti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=388:2013-scoperto-luso-della-tecnica-del-sandblasting-nelle-fabbriche-cinesi&catid=94:jeans-sabbiati&Itemid=29

Attivisti chiedono oggi con forza un intervento immediato da parte dei governi e delle aziende per abolire definitivamente la tecnica della sabbiatura e gli altri processi di rifinitura dalla produzione dei jeans. La richiesta è contenuta in un nuovo report sulle condizioni di lavoro in sei fabbriche della provincia cinese di Guangdong, la regione in cui viene prodotta più della metà dei denim commerciati nel mondo.
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L’inchiesta Breathless for Blue Jeans: Health hazards in China’s denim factories ha rivelato una presenza ancora molto diffusa del sandblasting in Cina, nonostante la maggior parte dei brand occidentali avessero dichiarato pubblicamente 3 anni fa di volerla abolire perché causa di silicosi, una lunga malattia respiratoria che ha già prodotto la morte di molti lavoratori del tessile. La tecnica viene utilizzata per fornire ai jeans un aspetto “logoro”.

Uno dei lavoratori intervistati ha dichiarato: “Il nostro reparto è pieno di polvere nera e di jeans. La temperatura nella fabbrica è molto alta. L’aria è irrespirabile. Mi sento come se lavorassi in una miniera”.
Il nuovo rapporto, basato su interviste ai lavoratori all’interno delle fabbriche, ha inoltre rivelato l’uso di altre tecniche di rifinitura altrettanto pericolose: la levigatura manuale, la lucidatura, la tintura e l’uso di agenti chimici come il permanganato di potassio. Tutto senza adeguati equipaggiamenti di protezione e formazione sul loro utilizzo.

I lavoratori e le lavoratrici devono sopportare queste condizioni per più di 15 ore al giorno e per un salario minimo di meno di 1100 yuan al mese (circa 137 euro).
Chiediamo quindi un abolizione totale e vincolante della sabbiatura dall’industria tessile, insieme ad una migliore protezione nell’uso delle altre tecniche di rifinitura.
Il rapporto è stato prodotto da IHLO, l’Hong Kong Liaison Office del movimento sindacale internazionale; Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour (SACOM), sempre con sede ad Hong Kong; dalla Clean Clothes Campaign; e dal gruppo di pressione sui diritti dei lavoratori War On Want.