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I lavoratori dei jeans pagano un prezzo letale all’alta moda. Scoperto l’uso della tecnica del sandblasting nelle fabbriche cinesi

Posted in Iniziative, Campagne ..., Notizie by ilariamorelli on luglio 11, 2013

fonte: http://www.abitipuliti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=388:2013-scoperto-luso-della-tecnica-del-sandblasting-nelle-fabbriche-cinesi&catid=94:jeans-sabbiati&Itemid=29

Attivisti chiedono oggi con forza un intervento immediato da parte dei governi e delle aziende per abolire definitivamente la tecnica della sabbiatura e gli altri processi di rifinitura dalla produzione dei jeans. La richiesta è contenuta in un nuovo report sulle condizioni di lavoro in sei fabbriche della provincia cinese di Guangdong, la regione in cui viene prodotta più della metà dei denim commerciati nel mondo.
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L’inchiesta Breathless for Blue Jeans: Health hazards in China’s denim factories ha rivelato una presenza ancora molto diffusa del sandblasting in Cina, nonostante la maggior parte dei brand occidentali avessero dichiarato pubblicamente 3 anni fa di volerla abolire perché causa di silicosi, una lunga malattia respiratoria che ha già prodotto la morte di molti lavoratori del tessile. La tecnica viene utilizzata per fornire ai jeans un aspetto “logoro”.

Uno dei lavoratori intervistati ha dichiarato: “Il nostro reparto è pieno di polvere nera e di jeans. La temperatura nella fabbrica è molto alta. L’aria è irrespirabile. Mi sento come se lavorassi in una miniera”.
Il nuovo rapporto, basato su interviste ai lavoratori all’interno delle fabbriche, ha inoltre rivelato l’uso di altre tecniche di rifinitura altrettanto pericolose: la levigatura manuale, la lucidatura, la tintura e l’uso di agenti chimici come il permanganato di potassio. Tutto senza adeguati equipaggiamenti di protezione e formazione sul loro utilizzo.

I lavoratori e le lavoratrici devono sopportare queste condizioni per più di 15 ore al giorno e per un salario minimo di meno di 1100 yuan al mese (circa 137 euro).
Chiediamo quindi un abolizione totale e vincolante della sabbiatura dall’industria tessile, insieme ad una migliore protezione nell’uso delle altre tecniche di rifinitura.
Il rapporto è stato prodotto da IHLO, l’Hong Kong Liaison Office del movimento sindacale internazionale; Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour (SACOM), sempre con sede ad Hong Kong; dalla Clean Clothes Campaign; e dal gruppo di pressione sui diritti dei lavoratori War On Want.

I jeans continuano a uccidere

Posted in Iniziative, Campagne ..., Notizie by ilariamorelli on marzo 29, 2012

Inchiesta svolta in 7 fabbriche bengalesi
La sabbiatura abolita solo a parole

www.abitipuliti.org

Ginevra 29/03/2012. Dopo la condanna ufficiale del sandblasting come tecnica di schiaritura dei jeans da parte di molti marchi internazionali del mondo della moda, la Campagna Abiti Puliti ha deciso di verificare sul campo le parole delle imprese, mandando alcuni ricercatori dell’AMRF in 7 fabbriche bengalesi per intervistare 73 lavoratori, di cui oltre la metà addetti alla sabbiatura.

I risultati dell’inchiesta (scarica il rapporto in italiano) sono allarmanti: in nessuno dei 7 stabilimenti la sabbiatura è stata definitivamente abolita, qualunque siano state le istruzioni dei committenti, e spesso viene eseguita di  notte in modo da non dare nell’occhio. I principali marchi identificati sono H&M, Levi’s, C&A, D&G, Esprit, Lee, Zara e Diesel, la totalità dei quali, ad eccezione di Dolce e Gabbana che ha sempre rifiutato di fornire informazioni sulle sue tecniche produttive, sostiene di avere abolito l’uso della sabbiatura nelle proprie filiere internazionali.

I comunicati stampa ufficiali non bastano, servono le azioni concrete che finora nessun marchio ha ancora messo in campo: le ispezioni sono rare e solo in queste occasioni gli addetti vengono muniti di dispositivi di sicurezza individuale; per il resto del tempo si opera senza precauzioni in ambienti saturi di polveri ad alto tenore di silice. Persino l’adozione del più semplice dei mezzi preventivi, l’uso di sabbia importata a basso contenuto di silice, viene totalmente omessa nella maggior parte delle fabbriche. In alcuni stabilimenti si è passato dalla sabbiatura manuale a quella meccanica, ma, essendo effettuata in ambienti aperti e in assenza di dispositivi di sicurezza adeguati, il livello di pericolosità è rimasto identico. Nessun tipo di formazione per i lavoratori e, soprattutto, per i medici, è stata realizzata, precludendo la possibilità di cure tempestive in caso di malattia. Il quadro si chiude con esempi evidenti di conflitti di interesse di aziende di abbigliamento facenti parte di gruppi che controllano organi di informazione e strutture sanitarie.

“La situazione è molto grave” dichiara Deborah Lucchetti della Campagna Abiti Puliti, “ al contrario di quanto sostengono pubblicamente, i marchi non sono disposti a modificare lo stile dei loro prodotti o a modificare i tempi e costi di produzione per permettere ai fornitori di adottare metodi alternativi che comportano lavorazioni più sicure, con il risultato di continuare a incentivare l’uso, clandestino o alla luce del sole, della sabbiatura.” “Ormai è noto da anni il rischio professionale di contrarre la silicosi per migliaia di lavoratori tessili ” continua Lucchetti, “ le imprese devono fare di più per eliminare definitivamente l’uso della tecnica potenzialmente fatale”

A questo punto la Campagna Abiti Puliti chiede ai marchi di rendere conto pubblicamente di questa contraddizione, di fronte ad una campagna che ha visto nel corso dei mesi aumentare il sostegno di consumatori consapevoli e attenti alla sostenibilità dei prodotti che acquistano. Inoltre chiede che:
–      I marchi mettano in atto adeguati meccanismi di monitoraggio per accertare l’effettiva cessazione dei trattamenti con sabbiatura in collaborazione con le organizzazioni sindacali locali/di fabbrica e le organizzazioni non governative in Bangladesh e in ogni paese dal quale si riforniscono; modifichino il design dei prodotti per eliminare all’origine la possibilità di utilizzo della sabbiatura;
–      I marchi collaborino con i propri fornitori affinché tutti i lavoratori che sono stati esposti a polveri di silice, per qualunque tipo di mansione, siano sottoposti a sorveglianza sanitaria e a diagnosi precoce, provvedendo a fornire cure mediche e  indennizzi a coloro che risultano aver già contratto la silicosi;
–      I governi adottino misure di legge che vietino la sabbiatura sul proprio territorio e assistano coloro che hanno già contratto la silicosi;
–      l’Unione Europea metta in atto misure per vietare l’importazione di jeans sabbiati;
–      l’Organizzazione internazionale del Lavoro e l’Organizzazione Mondiale della Sanità inseriscano la filiera del jeans nei programmi volti a sradicare la silicosi a livello mondiale, istituiscano un programma specifico per il Bangladesh e istruiscano indagini volte a cancellare definitivamente questo tipo di lavorazione anche all’interno dei confini europei.

I risultati dell’inchiesta presentata in questo rapporto evidenziano che non è sufficiente limitarsi al semplice annuncio della messa al bando dei trattamenti incriminati. Al contrario, i marchi devono dimostrare che producono capi in tessuto denim solo in siti produttivi che non fanno ricorso a nessun tipo di sabbiatura, anche attraverso test specifici che finora nessuno di loro ha ancora effettuato.
Per approfondimenti www.abitipuliti.org

Ce l’abbiamo fatta: anche Versace rinuncia al sandblasting

Posted in Iniziative, Campagne ..., Notizie by ilariamorelli on luglio 27, 2011

http://www.abitipuliti.org

luglio 2011
Una lunga campagna della Clean Clothes Campaign, recentemente intensificata tramite Facebook e una petizione lanciata in rete attraverso la piattaforma Change.org, ha portato la nota azienda tessile Versace ad annunciare la messa al bando della tecnica del sandblasting per la produzione dei suoi jeans.

La scorsa settimana il brand aveva inibito la possibilità  per i suoi fan di lasciare post sulla sua pagina Facebook reagendo all’iniziativa di alcuni attivisti di Abiti Puliti che chiedevano l’abolizione della sabbiatura. Poi le oltre mille firme raccolte dalla petizione. Ieri, infine, l’annuncio tanto atteso.

Già altri produttori di denim nel mondo avevano accettato di eliminare questa tecnica utilizzata per dare al jeans un look usurato e sbiancato. Dopo molti mesi di silenzio, Versace si dice ora d’accordo nel considerare inaccettabili i rischi per la salute che gli operatori addetti a questo tipo di finitura corrono quotidianamente. In precedenza l’azienda si era rifiutata di aderire alla campagna e di rilasciare dettagli sulle sue produzioni. Oggi, pur non rinunciando al denim schiarito, si impegna ad utilizzare tecniche alternative e sicure per la salute dei lavoratori.

I jeans sabbiati, del resto, rappresentano un’ottima fonte di guadagno per le aziende che li producono, visto che spesso sono venduti a prezzi significativamente più alti rispetto ai jeans normali; il problema è rappresentato dai costi nascosti che il sandblasting porta con se: gli operatori di questa tecnica, che lavorano nei paesi in cui molti dei nostri abiti sono prodotti – come il Bangladesh, la Cina, il Messico, l’Egitto – contraggono una forma acuta di silicosi spesso letale. A causa delle difficoltà evidenti nel monitorare tutta la catena di fornitura e viste le conseguenze fatali del sandblasting, chiediamo a tutte le aziende tessili di eliminare i denim sabbiati dalle loro produzioni.

Dall’inizio della campagna nel 2010 produttori come Benetton, Bestseller, Burberry, C&A, Carrera Jeans, Charles Vögele, Esprit, Gucci, H&M, Levi-Strauss & Co., Mango, Metro , New Look, Pepe Jeans e Replay hanno via via annunciato la messa al bando del sandblasting dai loro stabilimenti. La Clean Clothes Campaign saluta con piacere la decisione di Versace di unirsi agli altri marchi e si impegna a supportare l’azienda nel percorso di eliminazione della tecnica e di monitoraggio della catena di fornitori.

Campagna per l’abolizione della sabbiatura dei Jeans

Posted in Iniziative, Campagne ... by ilariamorelli on dicembre 2, 2010

Killer Jeans
Campagna per l’abolizione della sabbiatura dei Jeans

27 novembre 2010 – La Clean Clothes Campaign ha lanciato un appello ai produttori di jeans e ai governi per fermare la sabbiatura del denim. La sabbiatura (sandblasting) può causare una forma acuta di silicosi, malattia polmonare mortale. La tecnica sta mettendo in grave pericolo la vita di migliaia di lavoratori. È spesso eseguita in piccoli laboratori dell’economia sommersa nei paesi produttori di jeans come il Bangladesh, l’Egitto, la Cina, la Turchia, il Brasile e il Messico dove quasi tutti i jeans venduti in Europa sono prodotti. Nella sola Turchia, sono stati documentati 46 casi di decessi di sabbiatori a causa della silicosi.
Si tratta probabilmente solo la punta dell’iceberg.

Firma l’appello. Puoi fare la differenza!

In altri paesi non esistono statistiche disponibili ma il numero di vittime e potenziali vittime future è stimato essere molto elevato. La Clean Clothes Campaign (CCC), in collaborazione con il Comitato di Solidarietà dei Lavoratori della Sabbiatura in Turchia (Solidarity Committee of Sandblasting Labourers), chiede ai produttori di jeans di garantire che la sabbiatura sia eliminata dalla filiera produttiva. Un certo numero di aziende del settore moda e della distribuzione hanno già vietato la vendita di jeans sandblasted o hanno annunciato pubblicamente che li avrebbero eliminati gradualmente nei prossimi mesi. Tra questi Lévi-Strauss & Co. e Hennes & Mauritz (H & M).

La CCC invita i governi dei paesi produttori di jeans a mettere fuori legge la sabbiatura del denim, ad assicurare l’applicazione delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro e a garantire pensioni di invalidità ai sabbiatori che hanno contratto la silicosi. Anche i consumatori nei paesi importatori possono dare un contributo concreto assicurandosi che i jeans che acquistano non sono stati trattati con questo processo potenzialmente mortale.
I consumatori possono anche firmare un appello sul sito internazionale della CCC per sostenere le richieste della Campagna verso l’industria dei jeans e i governi.

Da gennaio 2011 la CCC avvierà un’azione di pressione diretta alle aziende di jeans che rifiuteranno di bandire la tecnica della sabbiatura dalla produzione alla quale tutti i consumatori partecipare attivamente.

Firma l’appello per l’abolizione della sabbiatura. Puoi fare la differenza!
Le organizzazioni possono aderire inviando una email a deb(at)lillinet.org.

Scarica la scheda di approfondimento sulla sabbiatura (sandblasting)

Scarica il report “Vittime della moda” (versione italiana)